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sabato 21 novembre 2015

Come monitorare quotidianamente la propria salute vocale

 Chi si rivolge ad un consulente vocale richiede - nel 90% dei casi - un aumento di prestazione del proprio strumento. I cantanti vogliono raggiungere note più acute, acquisire un volume maggiore, più agilità, durata e resistenza. Gli speaker, i presentatori, rappresentanti aziendali, insegnanti e attori vogliono rendere la vocalità più profonda, convincente, potente, proiettata (...).  Si tratta quindi di richieste che puntano ad un "di più". Il concetto di "performance", tuttavia, ha delle leggi - stabilite dal business, dall'estetica socio-temporalmente condizionata, dalla concorrenza, dalla cultura, dall'acustica ambientale.. - che spesso collimano con le norme "intrinseche" ed "interne" della biologia e della fisiologia. Già sappiamo come la fonazione sia un'acquisizione tardiva della specie umana in via di sviluppo, e come tale essa è classificabile come funzione "non ottimizzata" per la nostra specie. Ciò significa che le sue capacità performative non sono illimitate, bensì facilmente compromettibili, e la sua funzionalità è alquanto fragile.




Il termine "fonotrauma" si riferisce ad un comportamento vocale inappropriato il quale produce cambiamenti istologici nelle pliche vocali che, a loro volta, possono portare a cambiamenti nel timbro e nella funzionalità fonatoria, sia a breve che a lungo termine. Il danno può essere causato da un singolo evento traumatico a durata limitata (un forte urlo, un forte colpo di tosse..), da un uso eccessivamente prolungato della voce, da abitudini e stili di vita scorretti (fumo, scarsa idratazione, alimentazione scorretta) o altri fattori psicologici o anatomopatologici.  

La parte della laringe più suscettibile di essere sottoposta a fonotraumi è la mucosa di rivestimento. Essa, infatti, proprio come la "pelle" che riveste e protegge il corpo all'esterno, è deputata alla protezione e al rivestimento degli organi interni (tratto vocale, laringe, trachea,...), nonché alla difesa da agenti patogeni e stress meccanici, ai quali risponde talora con processi infiammatori che implicano la comparsa di edema, arrossamenti, microlesioni vascolari, esiti cicatriziali. Secondo gli studi di Rousseau (Rousseau, B. et al., Raised Intensity phonation compromises vocal fold epithelial barrier integrity. Laryngoscope. 2001, 121 (2): p. 346-351) il fonotrauma conduce inesorabilmente ad un indebolimento della barriera epiteliale delle pliche vocali, il quale a sua volta predispone a patologie organiche dovute a stress ambientali e sistemici passivi (batteri, polveri irritanti, perfrigerazioni).


Una telefonata più lunga del solito, una chiacchierata al disco-bar con  gli amici, una prova con la band con cattivo ritorno audio, una giornata di insegnamento particolarmente impegnativa, una settimana con più concerti live della media, una lite con il partner... Tutti questi sono contesti ad alto rischio di fonotrauma. Alcune laringi sono più robuste e resistenti di altre: per alcuni soggetti, basta veramente poco per lesionare - seppur minimamente - la superficie cordale. Esiste una categoria di persone che in ambito anglosassone vengono definite "vocal overdoers" le quali, a causa anche di una personalità molto estroversa, tendono a fare un uso eccessivo della propria voce e vanno quindi incontro, più di altri, a disordini vocali.

Veniamo ora al concetto chiave: la maggior parte dei disordini vocali non ha un esordio acuto. Mi spiego meglio: può darsi che la percezione dei sintomi a livello macroscopico sia "improvvisa" (un docente potrebbe ad esempio lamentare afonia dicendo: "Mi sono accorto la settimana scorsa mentre stavo insegnando che non riesco a emettere un suono pulito"), ma spesso lo sviluppo di un danno è progressivo. Ci sono eccezioni, ovviamente, ma quando la lesione scaturisce da malmenage o surmenage, si tratta di un insorgere graduale a livello prettamente istologico. Questa è una buona notizia, in quanto rende possibile la diagnosi dell'inizio dell'alterazione in tempi utili, la quale può impedire il degenerare della lesione transitoria in qualcosa di più serio.

Se vengono identificati presto, gli effetti del fonotrauma sono facilmente e rapidamente risolvibili. In caso contrario, essi possono degenerare e trasformarsi in polipi, noduli e altre neoformazioni di più difficile risoluzione.

Ecco però che si presenta un problema per il consulente vocale: il cliente (cantante o speaker) vuole ottenere "di più", quindi tende ad attuare delle strategie di compensazione che - in presenza di un'alterazione cordale - tendono a mascherarla. Aumentare il "volume", cambiare la "tonalità" della propria voce, tecniche di "focus" (tutte finalizzate ad una gestione particolare del tratto vocale e a conseguenti variazioni nel filtraggio armonico e formantico), nonché variazioni nell'articolazione fonematica (di vocali e consonanti) sono stratagemmi - consci od inconsci - che mascherano il problema. Il primo compito del vocal coach è, al contrario, quello di richiedere qualcosa "in meno", in modo da "togliere le maschere" e osservare nel modo più chiaro possibile la qualità della vibrazione cordale, in modo particolare dello strato di copertura delle pliche. 

Molto spesso il cliente/allievo "storce il naso" di fronte a tali attività diagnostiche, essendo impaziente di trovare un "quick fix" per ottenere un determinato "enhancement" (uso appositamente una terminologia di matrice tecnologica in contrasto con il lessico e le richieste proprie invece della fisiologia).


Ai fini diagnostici è dunque vantaggioso richiedere all'allievo/cliente di vocalizzare con le seguenti condizioni:

-Volume basso (possibilmente non arioso): un volume alto tende a mascherare il problema, in quanto porta le pliche vocali a vibrare in un modo che non "isola" la componente di copertura. La presenza di aria udibile è già di per sé un campanello d'allarme.

-Frequenza elevata: la vocalizzazione a frequenza basse, proprio per la maggiore attivazione del corpo cordale, rende la diagnosi più difficile. In acuto, al contrario, il suono viene prodotto con una "meccanica" che rende più chiaro lo stato della mucosa.

-Staccato: esso prevede una serie di suoni con inizi separati; è proprio l'inizio della fonazione il momento del ciclo vibratorio che dà informazioni più dettagliate sullo stato della mucosa di rivestimento.

Se il compito richiesto risulta e "suona" di facile esecuzione, se l'allievo produce suoni "puliti", non ariosi, periodici, senza componenti di rumore e/o alterazioni, e se gli attacchi risultano facili e non si registrano brevi "interruzioni" della voce (come se stentasse a "partire"), allora la mucosa è con tutta probabilità in buono stato. Se si verifica il caso opposto, è necessario farsi qualche domanda:

-Si sono adottati comportamenti vocali abusivi negli ultimi giorni?

- Ci si è inseriti o ritrovati in contesti in cui il fonotrauma è un rischio (cfr quanto descritto sopra)?

-E' in corso o in procinto una flogosi (patologia infiammatoria) dovuta a virus o batteri, magari di natura stagionale (raffreddore, influenza, laringo-faringite ecc.)?

-E' in corso un'alterazione ormonale che potrebbe avere effetti sull'istologia cordale (periodo pre-mestruale, menopausa, assunzione di determinati medicinali...)?

-Si soffre di patologie legate all'apparato digerente (quali la MRGE) o di allergie respiratorie e/o alimentari?

Il questionario sopra riportato dovrebbe fare più chiarezza sulle cause di un eventuale problema diagnosticato dal "test" riportato. Un'alterazione nella produzione vocale che duri qualche giorno o - nel caso di laringiti o altre patologie - qualche settimana, non è da sottovalutare, ma non deve nemmeno allarmare. Un po' di riposo vocale, associato ad esercizi "riabilitativi" adeguati (che saranno eventualmente argomento di successivi post) nonché ad una prioritarizzazione delle attività giornaliere finalizzata al risparmio vocale dovrebbero risolvere il problema nel giro di poco tempo. Se la condizione alterata perdura per più di tre/quattro settimane, tuttavia, e non c'è una causa ben identificabile, sarebbe consigliabile un controllo medico.


Come ben sappiamo, prevenire è meglio che curare. La raccomandazione è perciò di eseguire in tutta autonomia degli autocontrolli quotidiani per monitorare lo stato della propria mucosa cordale e segnare eventuali alterazioni. Ecco un suggerimento su come programmare i "controlli":

-Due volte al giorno (mattino e sera e, se si è cantanti, anche prima del riscaldamento) eseguire delle note in staccato su frequenze medio-acute, in pianissimo e con un suono pulito. Procedere salendo di semitono in semitono, senza comunque esagerare in altezza. Osservare la qualità dell'attacco: è "liscio"? La voce "parte" senza problemi o si interrompe per un attimo, come se ci fosse un impedimento fisico alla vibrazione? Mantenete il volume basso! (Un aumento dell'intensità maschererebbe il problema, anche se vi permetterebbe di produrre un suono migliore). Se ad una certa frequenza notate difficoltà di produzione (la voce non esce, l'attacco non è "pulito"), segnate quella nota su un foglio. Nei giorni successivi osservate se il punto in cui la voce si "blocca" è sempre a quella specifica frequenza o si sposta. Se notate che questo "tetto" si abbassa, o comunque non riuscite mai ad ottenere suoni a basso volume "puliti" a quelle frequenze, fatevi le domande sopra indicate, attendete qualche giorno (facendo attenzione a concedervi del riposo vocale e a non abusare del vostro strumento) e vedete se la situazione si ristabilizza. Ancora una volta, se non riuscite ad identificare la causa del "problema" e la voce non torna ai livelli normali nel giro di tre/quattro settimane, è consigliata una visita foniatrica o ORL.


E' imperativo che tutti gli utenti della voce monitorino costantemente lo stato del loro strumento di lavoro che è, ahimé, unico ed insostituibile; una volta "rotto", è molto più difficile da aggiustare. 
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