Il termine "fonotrauma"
si riferisce ad un comportamento vocale inappropriato il quale produce
cambiamenti istologici nelle pliche vocali che, a loro volta, possono portare a
cambiamenti nel timbro e nella funzionalità fonatoria, sia a breve che a lungo
termine. Il danno può essere causato da un singolo evento traumatico a durata
limitata (un forte urlo, un forte colpo di tosse..), da un uso eccessivamente prolungato
della voce, da abitudini e stili di vita scorretti (fumo, scarsa idratazione,
alimentazione scorretta) o altri fattori psicologici o anatomopatologici.
La parte della laringe
più suscettibile di essere sottoposta a fonotraumi è la mucosa di rivestimento.
Essa, infatti, proprio come la "pelle" che riveste e protegge il
corpo all'esterno, è deputata alla protezione e al rivestimento degli organi
interni (tratto vocale, laringe, trachea,...), nonché alla difesa da agenti
patogeni e stress meccanici, ai quali risponde talora con processi infiammatori
che implicano la comparsa di edema, arrossamenti, microlesioni vascolari, esiti
cicatriziali. Secondo gli studi di Rousseau (Rousseau,
B. et al., Raised Intensity phonation compromises vocal fold epithelial barrier
integrity. Laryngoscope. 2001, 121
(2): p. 346-351) il fonotrauma conduce inesorabilmente ad un indebolimento
della barriera epiteliale delle pliche vocali, il quale a sua volta predispone
a patologie organiche dovute a stress ambientali e sistemici passivi (batteri,
polveri irritanti, perfrigerazioni).
Una telefonata più lunga
del solito, una chiacchierata al disco-bar con
gli amici, una prova con la band con cattivo ritorno audio, una giornata
di insegnamento particolarmente impegnativa, una settimana con più concerti
live della media, una lite con il partner... Tutti questi sono contesti ad alto
rischio di fonotrauma. Alcune laringi sono più robuste e resistenti di altre:
per alcuni soggetti, basta veramente poco per lesionare - seppur minimamente -
la superficie cordale. Esiste una categoria di persone che in ambito
anglosassone vengono definite "vocal overdoers" le quali, a causa
anche di una personalità molto estroversa, tendono a fare un uso eccessivo
della propria voce e vanno quindi incontro, più di altri, a disordini vocali.
Veniamo ora al concetto
chiave: la maggior parte dei disordini vocali non ha un esordio acuto. Mi
spiego meglio: può darsi che la percezione dei sintomi a livello macroscopico
sia "improvvisa" (un docente potrebbe ad esempio lamentare afonia
dicendo: "Mi sono accorto la settimana scorsa mentre stavo insegnando che
non riesco a emettere un suono pulito"), ma spesso lo sviluppo di un danno
è progressivo. Ci sono eccezioni, ovviamente, ma quando la lesione scaturisce
da malmenage o surmenage, si tratta di un insorgere graduale a livello
prettamente istologico. Questa è una buona notizia, in quanto rende possibile
la diagnosi dell'inizio dell'alterazione in tempi utili, la quale può impedire
il degenerare della lesione transitoria in qualcosa di più serio.
Se vengono identificati presto, gli effetti del fonotrauma sono facilmente e rapidamente risolvibili. In caso contrario, essi possono degenerare e trasformarsi in polipi, noduli e altre neoformazioni di più difficile risoluzione.
Ecco però che si presenta
un problema per il consulente vocale: il cliente (cantante o speaker) vuole
ottenere "di più", quindi tende ad attuare delle strategie di
compensazione che - in presenza di un'alterazione cordale - tendono a
mascherarla. Aumentare il "volume", cambiare la "tonalità"
della propria voce, tecniche di "focus" (tutte finalizzate ad una
gestione particolare del tratto vocale e a conseguenti variazioni nel
filtraggio armonico e formantico), nonché variazioni nell'articolazione
fonematica (di vocali e consonanti) sono stratagemmi - consci od inconsci - che
mascherano il problema. Il primo compito del vocal coach è, al contrario,
quello di richiedere qualcosa "in meno", in modo da "togliere le
maschere" e osservare nel modo più chiaro possibile la qualità della
vibrazione cordale, in modo particolare dello strato di copertura delle pliche.
Molto spesso il cliente/allievo "storce il naso" di fronte a tali
attività diagnostiche, essendo impaziente di trovare un "quick fix"
per ottenere un determinato "enhancement" (uso appositamente una
terminologia di matrice tecnologica in contrasto con il lessico e le richieste
proprie invece della fisiologia).
Ai fini diagnostici è
dunque vantaggioso richiedere all'allievo/cliente di vocalizzare con le seguenti
condizioni:
-Volume basso (possibilmente non
arioso): un volume alto tende a mascherare il problema, in quanto porta le
pliche vocali a vibrare in un modo che non "isola" la componente di
copertura. La presenza di aria udibile è già di per sé un campanello d'allarme.
-Frequenza elevata: la vocalizzazione a frequenza basse, proprio per
la maggiore attivazione del corpo cordale, rende la diagnosi più difficile. In
acuto, al contrario, il suono viene prodotto con una "meccanica" che
rende più chiaro lo stato della mucosa.
-Staccato: esso prevede una serie di suoni con inizi separati; è
proprio l'inizio della fonazione il momento del ciclo vibratorio che dà
informazioni più dettagliate sullo stato della mucosa di rivestimento.
Se il compito richiesto
risulta e "suona" di facile esecuzione, se l'allievo produce suoni
"puliti", non ariosi, periodici, senza componenti di rumore e/o
alterazioni, e se gli attacchi risultano facili e non si registrano brevi
"interruzioni" della voce (come se stentasse a "partire"),
allora la mucosa è con tutta probabilità in buono stato. Se si verifica il caso
opposto, è necessario farsi qualche domanda:
-Si sono adottati
comportamenti vocali abusivi negli ultimi giorni?
- Ci si è inseriti o
ritrovati in contesti in cui il fonotrauma è un rischio (cfr quanto descritto
sopra)?
-E' in corso o in
procinto una flogosi (patologia infiammatoria) dovuta a virus o batteri, magari
di natura stagionale (raffreddore, influenza, laringo-faringite ecc.)?
-E' in corso un'alterazione
ormonale che potrebbe avere effetti sull'istologia cordale (periodo
pre-mestruale, menopausa, assunzione di determinati medicinali...)?
-Si soffre di patologie
legate all'apparato digerente (quali la MRGE) o di allergie respiratorie e/o
alimentari?
Il questionario sopra
riportato dovrebbe fare più chiarezza sulle cause di un eventuale problema
diagnosticato dal "test" riportato. Un'alterazione nella produzione
vocale che duri qualche giorno o - nel caso di laringiti o altre patologie -
qualche settimana, non è da sottovalutare, ma non deve nemmeno allarmare. Un
po' di riposo vocale, associato ad esercizi "riabilitativi" adeguati
(che saranno eventualmente argomento di successivi post) nonché ad una
prioritarizzazione delle attività giornaliere finalizzata al risparmio vocale
dovrebbero risolvere il problema nel giro di poco tempo. Se la condizione
alterata perdura per più di tre/quattro settimane, tuttavia, e non c'è una
causa ben identificabile, sarebbe consigliabile un controllo medico.
Come ben sappiamo, prevenire
è meglio che curare. La raccomandazione è perciò di eseguire in tutta autonomia
degli autocontrolli quotidiani per monitorare lo stato della propria mucosa
cordale e segnare eventuali alterazioni. Ecco un suggerimento su come
programmare i "controlli":
-Due volte al giorno
(mattino e sera e, se si è cantanti, anche prima del riscaldamento) eseguire
delle note in staccato su frequenze medio-acute, in pianissimo e con un suono
pulito. Procedere salendo di semitono in semitono, senza comunque esagerare in
altezza. Osservare la qualità dell'attacco: è "liscio"? La voce
"parte" senza problemi o si interrompe per un attimo, come se ci
fosse un impedimento fisico alla vibrazione? Mantenete il volume basso! (Un
aumento dell'intensità maschererebbe il problema, anche se vi permetterebbe di
produrre un suono migliore). Se ad una certa frequenza notate difficoltà di
produzione (la voce non esce, l'attacco non è "pulito"), segnate
quella nota su un foglio. Nei giorni successivi osservate se il punto in cui la
voce si "blocca" è sempre a quella specifica frequenza o si sposta.
Se notate che questo "tetto" si abbassa, o comunque non riuscite mai
ad ottenere suoni a basso volume "puliti" a quelle frequenze, fatevi
le domande sopra indicate, attendete qualche giorno (facendo attenzione a
concedervi del riposo vocale e a non abusare del vostro strumento) e vedete se
la situazione si ristabilizza. Ancora una volta, se non riuscite ad
identificare la causa del "problema" e la voce non torna ai livelli
normali nel giro di tre/quattro settimane, è consigliata una visita foniatrica
o ORL.
E' imperativo che tutti
gli utenti della voce monitorino costantemente lo stato del loro strumento di
lavoro che è, ahimé, unico ed insostituibile; una volta "rotto", è
molto più difficile da aggiustare.
Per ulteriori info e quesiti.
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