Non sarà che la
sovraesposizione a modelli estetici illusori affligga anche i cantanti? E' ora
di un reality-check.
Il 15 marzo
scorso si è celebrata la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata allo
sviluppo dell'impegno e all'acquisizione di maggiore consapevolezza nell'ambito
della lotta ai disturbi del comportamento alimentare. La campagna di
sensibilizzazione sui social, sotto l'egida dello slogan/hashtag
#coloriamocidililla, ha posto in primo piano la tragedia di quella che è una
complessa patologia di pertinenza psichiatrica, psicoterapeutica e non solo,
caratterizzata da un'eziologia multifattoriale e dinamica, che porta chi ne è
affetto a vivere con l'ossessione del cibo, del peso e dell'immagine corporea.
I vari specialisti che si occupano della diagnosi e del trattamento degli
svariati DCA contemplati in letteratura additeranno diverse concause
eziopatogeniche specifiche, a seconda della personale formazione specialistica,
del background culturale e professionale, dell'esperienza, dell'eventuale
orientamento (psico)terapeutico. Tale atto diagnostico non è certo di
competenza di chi scrive, né probabilmente di alcun interesse per chi legge..
ma la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla può - e deve - stimolare una
riflessione sui modelli di bellezza corporea propinati dall'attuale società e
cultura, sollevando contemporaneamente dibattiti in merito alla loro natura,
bontà, onestà e potenzialità nocive (specie per chi non ha un Io e un'immagine
di sé pienamente strutturati, come nel caso della popolazione in età
adolescenziale). Quali conseguenze può avere sull'autostima di una ragazzina un
modello di bellezza femminile basato sulla magrezza cui fanno da contrafforte
curve abbondanti in alcune zone ben precise, sulla perfezione dell'epidermide,
sull'assenza di antiestetiche rughe e linee..? Quali ripercussioni avrà su un
giovane uomo il misurarsi con un modello di fisicità maschile che presenta un
rapporto alquanto anomalo tra massa muscolare e massa grassa, tronco a
"V", definizione dei tratti esasperata, chioma folta e denti
bianchissimi..? Tali caratteristiche fenotipiche sono acquisibili naturalmente
e in maniera sana? Sono obiettivi che vale la pena conseguire, seppur con
fatica? Sono traguardi raggiungibili o sono appannaggio di pochi individui
superdotati? Sono "reali" o sono manipolazioni tecnologiche frutto di
sapienti mani sulla tastiera di un computer che supporta un
"miracoloso" photoshop o simili software di fotoritocco?
Cosa c'entra
tutto questo con la didattica vocale? Ebbene, in base alla mia esperienza,
posso affermare che il "photoshop" in ambito canoro è talmente
diffuso che - generalmente parlando - i modelli vocali in ambito
"moderno" che siano naturalmente perseguibili sono ben pochi.
Innanzitutto,
ça va sans dire che, almeno in linea
generale, l'imitazione vocale e timbrica non è mai una buona idea; imporre ad
uno strumento di produrre i suoni di un altro è, infatti, quasi sempre
controproducente dal punto di vista fisiologico nonché artistico-professionale.
Ciononostante, la maggior parte dell'apprendimento avviene inevitabilmente per
imitazione, a prescindere dalla consapevolezza o meno di tale processo, ragion
per cui il didatta dovrebbe istruire il discente in merito alla bontà dei modelli
di riferimento, piuttosto che limitarsi all'ammonimento di evitare l'emulazione
che, comunque, non verrebbe in tutta probabilità rispettato.
Dando per
acquisita la capacità di comprendere che non tutte le voci sono uguali ed hanno
quindi estensioni, tessiture, timbri ed agilità diverse, vediamo alcuni punti
da tenere in seria considerazione quando si ascoltano brani cantati da altri
artisti.
-Intonazione: lo
strumento voce è uno strumento umano e, in quanto tale, imperfetto. Lo studio
dell'intonazione è ovviamente
fondamentale, e ogni metodologia di addestramento vocale nel canto degna di
tale nome deve prevedere degli esercizi per l'"accordatura" dello
strumento nelle varie frequenze, puntando ad un elevato livello di precisione
neuromuscolare e ad un'educazione e un affinamento raffinati dell'orecchio. Ciò
detto, però, è importante capire che anche un minimo lavoro di post-editing su
una traccia cantata è in grado di portare ogni nota prodotta dal cantante ad un
grado di precisione impossibile da raggiungere in un live. L'abitudine ad
ascoltare tracce realizzate ed "editate" in studio di registrazione,
o registrazioni (audio e video) sottoposte a operazioni di post-editing oramai
considerate di routine, porta gli orecchi "ineducati" a catalogare
come "poco intonate" delle performance realmente live che, in realtà,
sono molto buone. Si badi bene: ci sono chiaramente delle esibizioni live
palesemente "stonacchiate" che denotano un'innegabile incompetenza tecnica; accanto a queste,
esistono tuttavia delle ottime prestazioni che tendono ad essere impropriamente
classificate come inferiori da chi le confronta con la "pulizia"
delle versioni realizzate in studio o sottoposte a editing con i software del
sound engineering.
-Timbrica:
l"'ingegnere del suono" che abbia dimestichezza con i software di
equalizzazione e, soprattutto, con i compressori vocali, è un player
imprescindibile all'interno della catena di montaggio che dà origine al sound
"commerciale". Una voce radiofonicamente efficace è, molto spesso,
una voce sapientemente trattata con i suddetti "ritocchini". E'
letteralmente incredibile quanto possa differire la stessa favella quando è
"scoperta", ovvero impegnata nell'atto di cantare/parlare senza
amplificazione o effettistica, rispetto a quando viene registrata in studio e
"corretta" con appositi programmi di sound processing. Una voce così
lavorata suona immediatamente più professionale a prescindere dalle qualità
timbriche del cantante/speaker.. per analogia, possiamo dire che è come
confrontare un volantino stampato con la stampante di casa e lo stesso pamphlet
ripulito e stampato su carta patinata ad opera di una copisteria professionale.
-Note acute:
alcuni cantanti (specialmente donne, in modo particolare le cosiddette
"dive" della canzone) hanno conquistato la notorietà anche (o in
primis) grazie alla loro capacità di produrre acuti da capogiro, note ad
altezze stratosferiche magari a volume elevato (o, come direbbero alcuni insegnanti,
"a voce piena") e dalla durata considerevole. In studio di
registrazione risulta molto più "facile" produrre (in senso proprio
ma soprattutto nel senso lato...) frequenze acute ad intensità notevoli che si
protraggono in svariate battute per una serie di motivi. Innanzitutto, la
tecnologia di editing permette di stabilizzare il suono in caso di tremolii o
vibrato eccessivamente ampio, di aggiustare l'intonazione laddove il cantante
risultasse calante o semplicemente stonato, di allungare la nota in questione
praticamente ad libitum, di regolare l'intensità, di correggere l'attacco e la
chiusura della nota, di smorzare l'intensità di componenti armoniche laddove
queste risultassero fastidiose, di aggiungere eco e riverbero che
contribuiscono a creare quell'effetto "volume", ... In secondo luogo,
la nota acuta può essere isolata dal resto del brano e cantata singolarmente, e
ciò non è cosa da poco: è molto più difficile, infatti, cantare una nota acuta
dopo aver eseguito quasi un brano intero, il che ha ripercussioni sui livelli
di energia disponibile, sulla respirazione.. Terzo: ovviamente, in studio si
possono realizzare vari "take", ovvero si registra la stessa nota (o
lo stesso passaggio) varie volte, per poi scegliere il migliore (che sarà comunque
trattato).
A questo punto
risulta quasi un'ovvietà suggerire all'allievo di cercare sempre delle versioni live
dei brani che gli interessa eventualmente emulare o comunque studiare.
L'assunto di base è che in fase di live non si possa "imbrogliare"
utilizzando i "trucchetti" di cui sopra. Ma il quesito da porsi, ora,
è: "E' veramente live?" E, prima ancora: "Che cosa si intende
per "live"?".
Lungi dall'essere un sofismo, quest'ultimo
interrogativo merita di essere chiarito ulteriormente.
In TV vengono
spesso mandati in onda dei programmi in cui alcuni artisti - più frequentemente
molto celebri - si esibiscono "dal vivo". Certo, può darsi che non
stiano utilizzando il playback e cantano quindi "live"... ma, a
volte, quello che succede è che le loro "performance" vengono
registrate precedentemente alla "diretta", mettendoli nelle
condizioni di cantare senza l'ansia legata alla consapevolezza di essere
guardati contemporaneamente da migliaia/milioni di spettatori, nonché con la
relativa tranquillità legata alla possibilità di eseguire eventualmente il loro
brano una seconda (e terza) volta nel caso qualcosa dovesse andare storto.
Quando poi la trasmissione viene mandata in onda (questa sì in
"diretta"), al momento dell'entrata in scena dell'artista in
questione il conduttore farà la presentazione e, a quel punto, verrà inserito
il "video" della performance. Resta comunque una performance live, ma
"in differita".
Si obietterà
dunque che la soluzione sta nell'andare a vedere i concerti. Quelli sono "sicuramente
live". Ma.. ne siamo certi? E' oramai risaputo che i cantanti di una certa
fama utilizzano le pre-recorded vocal tracks, ovvero dei passaggi tecnicamente
difficili (di solito si tratta degli acuti o delle dinamiche in forte) che
vengono preregistrati e inseriti al punto giusto all'interno della performance
live. In altre parole, il cantante esegue effettivamente in tempo reale
l'intero brano, ma al momento di produrre quelle "money notes" acute
e forti che tutti stanno aspettando con trepidazione, il fonico fa partire la
traccia pre-registrata sulla quale l'esecutore canta "in playback".
Sia ben chiaro: il ricorso a questi espedienti è, a mio parere, assolutamente
comprensibile, in quanto la voce umana è estremamente dipendente dallo stato di
salute, fitness e riposo generale del soggetto, e non è possibile per nessuno
essere sempre al massimo della forma e produrre acuti stratosferici forti,
lunghi e impeccabili per tre ore di fila, sette giorni su sette, per anni ed
anni. Soprattutto se in ballo ci sono grosse cifre di denaro, nonché la
credibilità e il successo di un artista di spessore internazionale, su cui
grava il peso di una tale responsabilità. Questi artisti sono a volte perfettamente
in grado di eseguire tali passaggi difficili, e il ricorso alle pre-recorded
tracks è una procedura "di sicurezza". Altri cantanti, invece, non
sarebbero assolutamente in grado di riprodurre dal vivo quanto
"sfoggiano" artificialmente nei loro cd, vuoi per mancanza di
competenza tecnica o addirittura perché la loro vocalità è essenzialmente un
prodotto della tecnologia e ha ben poco a che fare con le loro reali
caratteristiche fonatorie e timbriche. Anche per questo motivo, bisogna stare
attenti a valutare se un "live" è veramente tale e se lo è in toto.
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