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martedì 9 agosto 2016

A lezione di canto (e performance) dalle sirene

Warm-up, cool-down, preparazione e illusioni cognitive: tutto ciò che dobbiamo imparare dai nuotatori


I giochi olimpici di Rio 2016 sono in pieno svolgimento, e i primi risultati arrivano anche per l'Italia. Il popolo degli sportivi, così come il più abbondante strato sociale degli "sportivi in poltrona", segue attentamente le gare, con spirito patriottico ma anche con una giusta dose di ammirazione per quegli atleti professionisti che hanno la fortuna e allo stesso tempo l'onere di poter dedicare la propria vita ad un'attività meravigliosa che richiede una disciplina adamantina. Spesso i cantanti dimenticano di essere dei veri e propri "atleti della voce", e tralasciano di applicare delle comuni norme di preparazione alla performance che, al contrario, sono oramai scontate in ambito sportivo (anche amatoriale). Inoltre, ci sono alcuni aspetti e componenti dell'attività sportiva che riteniamo erroneamente alieni dall'attività canora. Nel tentativo di accorciare il gap tra prestazione canora e prestazione atletica, proviamo ad analizzare i parallelismi che si possono tracciare tra cantanti e nuotatori.




Michael Phelps, classe 1985, si è appena portato a casa il diciannovesimo oro. E' considerato da molti il più grande nuotatore di tutti i tempi, e certamente i dati (ovvero i record cronologici accumulati nonché il numero di presenze sul podio) confermano tale epiteto. Non più "giovanissimo" (per gli standard sportivi), può senz'ombra di dubbio essere considerato un esperto nella sua disciplina nonché uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi. Nel video qui riportato, lo vediamo nell'impresa di assicurarsi la partecipazione alle attuali Olimpiadi di Rio. Cercherò di isolare alcune caratteristiche dell'exploit e di associarle a comportamenti o tratti altrettanto desiderabili nella performance vocale.


-Concentrazione: Michael ascolta con le cuffie il suo Ipod fino al momento della gara. Lo vediamo abbassare il volume e togliersi gli earbuds mentre viene annunciato l'inizio della prestazione di qualifica. Dal momento in cui si toglie le cuffie lo sguardo è basso, l'atleta non si lascia minimamente distrarre (né esaltare, né intimidire) dall'applauso del pubblico. La preparazione psicologica alla performance è di fondamentale importanza anche per i cantanti. L'abilità da acquisire (e quindi studiare) è quella di saper entrare "a comando" nello stato psicosomatico più funzionale, di essere centrati e concentrati ma contemporaneamente rilassati, di essere "nel momento", in uno stato di "flow", distogliendo l'attenzione da tutti i fattori di disturbo o non funzionali allo scopo. Ciò è fattibile tramite tecniche dello sport coaching quali il monitoraggio del self-talk (ovvero ciò che diciamo a noi stessi nella nostra testa), le "positive affirmations", l'attenzione alla respirazione, la visualizzazione, la percezione della postura, ma anche utilizzando ausili esterni, quali la musica stessa, che ha come scopo intrinseco quello di creare stati psicologici e quindi fisici nell'ascoltatore (cfr uso dell'Ipod il quale, letteralmente, "isola" l'utente dall'esterno fisicamente e conseguentemente pure mentalmente).

-Ritualità: giunto sul cubo di partenza, Michael procede all'esecuzione della sua sequenza di preparazione. Si tratta certamente di gesti utili alla performance considerati singolarmente (cfr il punto successivo), ma l'ordine in cui vengono eseguiti e le triplici ripetizioni "scaramantiche" suggeriscono che si tratti di un'ancora psicologica di stampo rituale. Tale espediente permette di entrare rapidamente in uno stato mentale e fisico precedentemente associato a tale gestualità, in una tecnica nota anche agli operatori di programmazione neuro-linguistica come "ancoraggio". La preparazione mentale descritta nel punto precedente prevede una direzionalità di tipo prevalentemente top-down (dalla mente al corpo), mentre l'ancoraggio e le ritualità ad esso associate si basano su una direzionalità opposta di tipo bottom-up (dal corpo alla mente). Anche i cantanti trarrebbero giovamento dallo sviluppo della capacità di collegare stati mentali funzionali a gesti specifici, in modo da velocizzare il passaggio da una condizione mentale ad un'altra.

-Gradualità e warm-up: Michael si "spruzza" un po' d'acqua sul corpo a partire dalle gambe, sia per preparare il fisico all'ingresso in acqua (fra l'altro abituandosi alla temperatura per non avere sorprese all'entrata), sia per "lubrificarlo". Quando un atleta si scalda, lo fa progressivamente, partendo da zero (fa un po' sorridere pensare che una personalità del calibro di Phelps si "spruzzi" un po' d'acqua addosso, a mo' d'infante in una piscina gonfiabile di plastica..). Il cantante deve procedere analogamente, iniziando con piccoli movimenti dei muscoli vocali, che si traducono in ridotte escursioni tonali e volumi. I muscoli della voce hanno bisogno di ricevere progressivamente un maggiore apporto ematico prima di contrarsi al massimo della loro potenzialità (anche per prevenire traumi a livello istologico ma altresì psicologico, in quanto un fallimento nell'emissione non avrà altra conseguenza che quella di far demoralizzare l'esecutore..). E' imperativo che il cantante monitori costantemente la propria idratazione e la densità del muco cordale, che si può parzialmente tenere sotto controllo facendo attenzione all'assunzione di liquidi e di cibo, sia in termini quantitativi che qualitativi, nonché adottando uno stile di vita a basso stress (ivi incluso un numero sufficiente di ore di sonno).

-Elasticità: Michael controlla la mobilità e la prontezza delle articolazioni (polso, gomito, spalla..) e la flessibilità della muscolatura del tronco e degli arti superiori. Colpisce particolarmente la mobilità del tricipite e la generale "rilassatezza" (di contro a rigidità) del fisico nella sua interezza. Il cantante, analogamente, trarrebbe beneficio dal controllare la mobilità della laringe (si può procedere muovendo con cautela l'osso ioide verso destra e verso sinistra, procedendo poi con la mobilitazione cauta della cartilagine tiroidea), la flessibilità e "morbidezza" dei sovraioidei e sottoioidei, il pavimento buccale e la lingua (in particolare la radice), la mandibola, la muscolatura masticatoria..

-Tecnica: la bracciata di Michael è impeccabile (almeno agli occhi di chi non è certo un nuotatore provetto, come colui che scrive), ed è tale perché è stata automatizzata. La mente del nuotatore non ha spazio cognitivo per pensare al gesto tecnico, e laddove lo facesse, si rivelerebbe un disastro per la performance, come spiegato nel post sul choking. La tecnica va studiata, ripassata, metabolizzata e - salvo casi particolari - va lasciata nello studio del vocal coach (o nella piscina in cui ci si allena). Se si deve pensare ai gesti tecnici quando ci si esibisce, ciò significa che non sono stati studiati abbastanza. 


-Simmetria: sia in fase di nuoto, che nel corso della semplice camminata a bordo piscina, risulta chiaro che il fisico di Michael presenta un elevato grado di simmetria. La maggior parte degli individui è leggermente asimmetrica, con una lateralità predominante (destra o sinistra). Ma gli atleti d'elite sono invece caratterizzati da elevati livelli di simmetria, dovuta sia a caratteristiche genetiche innate, che a training appropriati. Il vocalist che si allena seriamente per diventare tale deve prestare attenzione a non incorrere nel vizio così comune di creare asimmetrie a livello di articolazione, controllo della risonanza, vibrazione cordale. Un'onda mucosa simmetrica produce un suono "pulito" e periodico. Il monitoraggio dei pattern comportamentali corporei tramite specchio è auspicabile, e il coach esperto saprà prescrivere esercizi appositi per promuovere la simmetria anche in quelle parti non visibili del sistema fonatorio.



-Cool-down: non lo vediamo nel video postato, ma basta fare una ricerca su youtube per verificare che Michael - come la maggioranza dei nuotatori professionisti - adotta delle routine di raffreddamento post performance che sono molto simili - comicamente - a ciò che fanno i cani quando escono dall'acqua. I nuotatori si assicurano di non avere accumulato contrazioni muscolari facendo vibrare/oscillare i muscoli e rilassando progressivamente tutto il corpo, ritornando gradualmente ad un ritmo respiratorio-cardiaco "normale". Il cantante non può pensare di tornare a parlare al ritmo e alla frequenza usuali immediatamente dopo la performance; c'è bisogno di adottare delle precauzioni che riportino progressivamente i muscoli vocali ad uno stato più rilassato, accelerando fra l'altro lo smaltimento dell'eventuale acido lattico accumulato.


 Veniamo ora ad una nota di stampo più cognitivo che possiamo imparare dai nostri coach idrofili di oggi. In psicologia sociale si parla molto spesso di fallacie nell'attribuzione di causa a determinati effetti, rilevando come spesso si confondano proprio causa ed effetto, ribaltando il verso della cosiddetta freccia di causalità. Tale fenomeno trova riscontro in diversi casi e contesti, ed è una felice coincidenza per il tema di oggi come - in termini un po' più rilassati e informali - si faccia riferimento ad una distorsione cognitiva che implica le variabili "selezione preventiva" e "risultati" con la locuzione "Swimmer Body's Illusion". Una piccola storiella a scopo illustrativo:

Il signor Rossi vuole perdere quei chili di troppo che si ritrova a causa di uno stile di vita sedentario e, visto che c'è, vorrebbe costruirsi un fisico più tonico, armonioso e attraente. A tale scopo, si guarda attorno nella speranza di individuare la disciplina sportiva più congeniale per raggiungere i suoi scopi. I runner gli sembrano troppo magri e sottili; i culturisti troppo "larghi" e "scimmieschi"; i ciclisti hanno le gambe troppo grosse.. i nuotatori? Sì, al signor Rossi piace molto il loro fisico statuario ed elegante, quelle spalle larghe e possenti, gli arti lunghi ma massicci. Decide così di allenarsi in piscina almeno tre volte la settimana. Certo, il livello di fitness del nostro personaggio migliora sensibilmente, ma ahimè si rende presto conto di essere caduto in una trappola cognitiva: i nuotatori professionisti, infatti, non hanno tanto quel corpo perfetto perché si allenano duramente; è più realistico affermare il contrario, ovvero che sono dei nuotatori provetti in quanto hanno quel corpo (principalmente grazie a Madre Natura). In altre parole, la loro struttura fisica è un criterio di selezione, più che (e prima di) essere il risultato dell'attività. Se andiamo a riguardarci il corpo di Michael Phelps, non possiamo che osservare delle caratteristiche anatomiche superiori alla media le quali non possono essere il mero risultato del training (ad esempio la larghezza della scapola, la lunghezza delle braccia, le dimensioni delle mani, la simmetria..). Sfogliando "No Limits: the will to succeed",  scritto dallo stesso Phelps, leggiamo che lo squalo di Baltimora è alto 193 cm per 88 kg di peso, la sua apertura alare raggiunge i 198 cm, misura 81 cm dalla cintola in giù, ha le gambe di un uomo alto 190 cm e il torso di uno alto 200 cm; è dotato di spalle, gomiti, ginocchia e caviglie molto flessibili; ha il piede di misura 48 e le mani così grandi da essere paragonate a piatti da cucina. In altri termini, il corpo di Phelps è fatto per nuotare come le branchie di un pesce sono fatte per stare in acqua, e dichiarare che chiunque - con il giusto allenamento per un periodo sufficientemente lungo - potrebbe raggiungere gli stessi risultati in termini di fisico e prestazione, è essenzialmente un'assurdità. Cosa c'entra questo con il canto?



 Nell'arte vocale il discorso è un po' diverso, in quanto effettivamente il valore artistico di una performance dipende da numerosi fattori e, paradossalmente, una limitazione o "difetti" fisici possono persino risultare più vantaggiosi in termini espressivi di una superdotazione. Quel che mi preme sottolineare, invece, è la necessità di essere oculati e sapienti nel collegare determinati successi artistici a specifici programmi di formazione o scuole vocali. Quel vocalist è bravo (e, per inciso, cosa significa esattamente "bravo"?) grazie al programma di formazione seguito, oppure ha deciso di sottoporsi ad un programma di studio in quanto era già portato e quindi "bravo" in partenza? Usando una metafora televisiva, potremmo riformulare il concetto dicendo che i prodotti cosmetici per signore sicuramente possono abbellire un viso, ma quelle ragazze estremamente attraenti che li pubblicizzano sono bellissime per i prodotti che usano o per selezione naturale (e commerciale)? Alcuni cantanti sono bravissimi certamente anche per merito del coaching a cui si sono sottoposti. Altri cantanti sono bravi nonostante il percorso di formazione affrontato. Ovviamente, i casi di "successo" (o presunto tale) di una metodologia saranno pubblicizzati, osannati, si scriveranno libri a riguardo.. I "fallimenti" dello stesso training saranno invece taciuti ed andranno a finire nel dimenticatoio collettivo. Penso che da tale coscienza si possa trarre una lezione di sano scetticismo o comunque un monito a valutare sempre cum grano salis.
Prima di cadere nell'ulteriore trappola della pigrizia, del dire cioé "se è tutta genetica non vale nemmeno la pena allenarsi", guardiamoci però la divertente conclusione del video di Phelps. Si vede Debbie, la mamma di Michael, esultare assieme alla compagna e al figlio dello sportivo. Il sostegno famigliare (da parte della madre ma soprattutto delle due sorelle maggiori, Whitney e Hilary, entrambe campionesse di nuoto) e l'incitamento a seguire un programma di allenamento serio sotto la guida di un coach sono ingredienti essenziali ed imprescindibili della carriera di Phelps. Il suo allenamento, fino ad almeno qualche anno fa, prevedeva due ore al mattino e tre al pomeriggio da passare in vasca, per sei giorni su sette, con una media di 16 km al giorno; qualcuno nel 2012 calcolò che Phelps avesse percorso in acqua tre volte la circonferenza della Terra. Se non possiamo cambiare la nostra genetica (e questo, come detto, può essere un vantaggio nel canto, perché ci dà l'unicità), possiamo però lavorare duramente su noi stessi per essere migliori giorno dopo giorno, evitando di ritrovarci a fare i conti con immagini distorte della realtà e di noi stessi. Dove non arriva la natura, arriva la cultura. Un buon programma di allenamento vocale può trasformare uno che canta in uno che canta bene.. e ciò non è poco.


Per ulteriori informazioni sul training fisico e psicologico del cantante professionista: http://www.dynamicalvoice.com/fitness.html
                        http://www.dynamicalvoice.com/performance.html

Per ulteriori informazioni sul training vocale: http://www.dynamicalvoice.com/dinamical.html

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