Il mondo dell'estetica,
si dice, è altamente soggettivo. Non c'è dubbio che la bellezza sia negli occhi
dello spettatore (o negli orecchi dell'ascoltatore) e che sia relativa alla
cultura di appartenenza e all'esperienza percettiva pregressa. Alla base dell'insegnamento
dell'uso della voce e del canto ci dovrebbe sempre essere la coscienza di
questo relativismo estetico e la consapevolezza che l'ideale a cui aspira
l'allievo potrebbe essere diverso da quello dell'insegnante. Quest'ultimo deve
certamente intervenire per correggere assetti meccanici dannosi o
controproducenti, ma dovrebbe agire con molta cautela quando ci si addentra
nell'ambito stilistico e legato al "gusto". L'allievo che voglia
essere guidato nello sviluppo stilistico, d'altro canto, farà meglio a cercarsi
un insegnante che abbia un senso estetico - stilistico che egli apprezza e
condivide. La divisione tra tecnica ed estetica è alla base del coaching
dynamicalvoice, come ben illustrato qui.
Ciononostante, è
interessante chiedersi se esistano dei criteri universali che definiscono una
"bella voce". Dopotutto, sembra che la scienza abbia stabilito che
esistono dei canoni assoluti (ovvero indipendenti dalla cultura di
appartenenza) che sanciscono il grado di bellezza di un volto: confrontando i
dati di più di un centinaio di studi, in cui a gruppi di soggetti di diversa
età e provenienza geografica veniva chiesto di valutare la bellezza di volti,
Langlois et al. (2000) hanno mostrato una concordanza molto alta nei giudizi.
Hanno incluso nel loro lavoro anche gli studi in cui i "valutatori"
della bellezza appartenevano a culture o etnie diverse; ebbene, il coefficiente
di correlazione è altissimo, 0,94 e 0,88 rispettivamente (concordanza di
giudizio quasi totale). Anche i bambini di pochi anni d'età sono in grado di
giudicare il grado di bellezza dei volti, esibendo un metro di giudizio molto
simile a quello utilizzato dagli adulti (Kramer et al., 1995; Slater et al.,
1998; Rubenstein et al., 1999).
Per quanto riguarda il
corpo, fu soprattutto la cultura greca a tentare di analizzare la bellezza in
termini di rapporti geometrici tra i vari attributi fisionomici. Policleto e
Fidia definirono un canone di bellezza derivato dall'utilizzo della
"sezione aurea": i rapporti aurei - intorno a 0,618 o 1,618 - vengono
percepiti come attraenti. A 0,618 si perviene, tra l'altro, attraverso la serie
numerica di Fibonacci, in cui ciascun numero è la somma dei due che lo
precedono (0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34...): se si divide ogni numero per il
suo successivo, ci si avvicina sempre di più a 0,618...
Collegata alla
"bellezza" è anche la simmetria. Le ricerche in molte specie animali
hanno determinato l'esistenza di una stretta correlazione tra simmetria dei
tratti morfologici e stato di salute generale, quindi anche di fecondità a
capacità di sopravvivenza. Sembra quindi che la percezione di bellezza sia
direttamente proporzionale alla percezione di salute e capacità riproduttiva.
La bellezza sembra altresì essere legata alla presenza di uno "stimolo
supernormale", ovvero di una caratteristica fisica entro certi limiti
qualitativamente superiore al prototipo/media della popolazione.
Apparentemente un volto
bello è anche un mix equilibrato di caratteristiche sessuali tipiche del sesso
di appartenenza (ad esempio un marcato profilo mandibolare nell'uomo) - segno
di maturità riproduttiva - e di dettagli "infantili", i quali danno
l'idea di giovinezza.
La lista potrebbe
continuare, ma torniamo alla voce e riprendiamo la domanda iniziale: esistono
dei canoni di bellezza "biologici", ovvero indipendenti dalle
differenti culture, per quanto riguarda la vocalità?
Hughes et al, nel 2004,
fecero un esperimento alquanto interessante. Fecero esaminare a 149 studenti,
77 femmine e 72 maschi, 76 campioni di voce femminile e 76 di voce maschile.
Chiesero ai partecipanti di valutare ciascuna voce per la sua piacevolezza su
una scala da 1 a 5. Ai parlanti erano state prese anche alcune misure corporee,
come l'ampiezza delle spalle e la circonferenza del bacino e dei fianchi. I
risultati mostrarono che la bellezza della voce percepita correlava
significativamente, per i parlanti maschi, con il rapporto tra l'ampiezza delle
spalle e la circonferenza dei fianchi ( correlazione di 0,50 nei giudizi delle
femmine e 0,37 nei giudizi dei maschi), mentre per le parlanti femmine
correlava negativamente con il rapporto fra circonferenza della vita e
circonferenza dei fianchi (-0,37 nei giudizi dei maschi, correlazione non
significativa nei giudizi delle femmine). Ciò sembra indicare che il parametro
acustico vocale è anche indice della struttura corporea, la quale è collegata
alla vita sessuale. In altre parole, una voce "bella" sarebbe una
voce che fa presupporre una struttura corporea "bella" e quindi un
eccellente corredo genetico.
Nel 2006 alcuni
ricercatori sono andati in Tanzania al fine di studiare la tribù degli Hadzabe,
chiedendosi quali sono gli uomini ritenuti più idonei per trasmettere i loro
geni ai discendenti. Gli Hadzabe sono famosi per la loro attività di cantastorie,
per cui uno degli obiettivi dello studio era capire se ci fossero delle
correlazioni tra la qualità della voce e la capacità di attrarre partner
sessuali. Si scoprì che l'uomo che aveva procreato di più era quello con la
voce più profonda. Quelli con una voce più acuta, invece, avevano meno figli.
La voce potrebbe avere una rilevanza nel numero di partner sessuali in quanto
per la gran parte della storia evolutiva umana, dopo che tramontava il sole e
la luce scompariva, il suono era uno degli strumenti fondamentali per la
seduzione e, in generale, per le interazioni.
Il dottor David R.
Feinberg afferma che la voce di una persona rivela l'età e lo stato d'animo in
cui si trova, ma soprattutto è un ottimo indicatore del sex appeal. Nel suo
studio sulla percezione della bellezza vocale, quasi tutti gli uomini diedero
un punteggio più elevato alle donne con le voci più acute. Quando si parla di
voci femminili viene da pensare che gli uomini preferiscano quelle più suadenti
e profonde, ma dalla ricerca del dottor Feinberg risulta l'esatto opposto.
Sembra che tale preferenza sia dovuta al fatto che una voce più acuta e
squillante è collegata ad un'età più giovane e ad un livello maggiore di
estrogeni. Nello stesso studio, le donne diedero la loro preferenza alle voci
maschili più profonde e virili. Il suono della voce di un uomo è correlato al
tasso di testosterone secreto durante la pubertà: gli uomini che durante
l'adolescenza hanno prodotto grandi quantità di testosterone di solito hanno
voci molto basse e profonde, mentre quelli che ne hanno prodotto poco hanno
voci più acute. Quando una donna apprezza un certo tipo di voce, magari non la
associa direttamente al testosterone, ma il suo inconscio in realtà sa cosa sta
facendo: il testosterone prodotto da un adolescente non contribuisce soltanto a
dargli una voce sexy, ma di solito anche un viso sensuale e un fisico
prestante. In quanto alle donne, un alto tasso di estrogeni si traduce in un
volto più aggraziato, un punto vita e un seno più seducenti, e una voce più
acuta. E - aspetto questo molto affascinante - sia il viso che la voce, nella
donna, diventano più affascinanti durante l'ovulazione. Il dottor Gallup
dell'università di Albany, New York, ha studiato gli effetti degli estrogeni
sulla voce femminile nelle varie fasi del ciclo mestruale. Ha riscontrato che
nel periodo più fecondo la voce femminile risulta molto più attraente ed ha una
frequenza leggermente più alta.
Quanto sopra riportato è
il punto di vista della psicologia evoluzionistica. Torniamo però per un attimo
alla prospettiva "geometrica": esistono, nella voce, dei parametri
che rispecchino le proporzioni auree a qualche livello? La ricercatrice e
pedagoga tedesca Gisela Rohmert, assieme al suo team di ricerca, è giunta alla
conclusione che una voce armoniosa e ben sviluppata possiede dei picchi
formantici (ovvero delle zone frequenziali di maggiore intensità) intorno ai 3,
5 e 8 Khz. Tale "Gestalt" sarebbe ottenibile nella voce tramite il lasciar
agire meccanismi di autoregolazione nel corpo (soprattutto in quella che chiama
la "catena dei diaframmi") e nel suono stesso, tramite una "veränderte
Hörweise", una modalità d'ascolto diversa. Non è difficile riconoscere in
3, 5 e 8 le prime cifre della sequenza
di Fibonacci di cui abbiamo parlato all'inizio di questo post.
Anche la
"simmetria", ricordiamo, è un elemento fondamentale per la percezione
di bellezza e armonia. A livello laringeo, il suo correlato è la simmetria
della vibrazione cordale, sia sul piano sagittale (cordale vocale destra e
sinistra), sia su quello frontale (zona anteriore e zona posteriore delle
pliche) e trasverso (parte superiore e parte inferiore delle pliche). Anche a
livello spettrografico si può venire a creare una sorta di "simmetria"
tra parziali bassi (ovvero l'energia sonora al di sotto dei 3 Khz circa) e
parziali alti (al di sopra dei 3/4 Khz).
Alcune delle
caratteristiche di cui abbiamo parlato sono innate ed immutabili: la frequenza
della voce, a titolo di esempio, dipende in primis dalle dimensioni delle
pliche vocali, misura che è difficilmente modificabile (uso l'avverbio
"difficilmente" e non l'aggettivo "impossibile" perché - ad
onor del vero - alcuni trattamenti ormonali esercitano un effetto sulla massa
cordale e sulla frequenza della voce).
Cerchiamo allora di
capire che cosa è in nostro potere fare per ottenere una voce più armoniosa e
per avvicinarci a questa "bellezza biologica" sia nel parlato che nel
cantato.
1. Simmetria: puntiamo sempre ad emettere un suono pulito (ovvero
senza fuga d'aria o componenti disarmoniche) ed equilibrato nelle sue
componenti, monitorando la postura ed evitando asimmetrie muscolari di bocca,
mandibola, collo, spalle... Esistono specifici esercizi finalizzati a stimolare
la simmetria della vibrazione cordale, ma non è questa la sede per
approfondire.
2. Sviluppare un'estetica biologica: cerchiamo di usare come metro di
valutazione e feedback lo stato di benessere corporeo prodotto dal suono,
piuttosto che la familiarità della qualità acustica udita.
3. Sciogliere le contratture e tonicizzare le ipotonie: impariamo ad
identificare i punti del corpo che sembrano opporre resistenza alla vibrazione
e a lasciare che il suono stesso ne sciolga le eventuali contratture o ne
tonicizzi i tessuti.
4. Equalizzazione alto-basso: puntiamo ad emettere un suono che sia
bilanciato nelle sue componenti armoniche alte e basse, ovvero un suono che
risulti profondo e brillante al tempo stesso, ma senza forzature nell'uno o
nell'altro senso.
5. No alla monotonia: l'altezza e l'intensità della voce devono
variare nel corso del discorso; l'ascoltatore associa una voce monotona ad una
personalità poco interessante.
6. Chiara articolazione: una pronuncia trascurata è associata a
trascuratezza e inaffidabilità caratteriale.
7. Assenza di nasalità: la rinolalia non è un criterio di bellezza
vocale, anche se risulta affascinante in alcuni fonemi specifici di alcune
lingue.
8. Un tono di voce non sommesso né stridulo: una laringe in posizione
"neutrale" e una piena vibrazione cordale garantiranno tale
obiettivo, come accennato nella discussione sulla risonanza e qualità vocale
degli speaker professionisti in questo post.
9. Una quantità non eccessiva di pause: i maschi, in modo particolare,
tendono ad usare molte pause "piene", utilizzando "eh.." o
"mmm...". Pause troppo lunghe vengono interpretate come insicurezza,
introversione, incompetenza e basso livello intellettivo.
10. Eloquio non troppo rapido: un eloquio eccessivamente veloce, in cui
si riducono al massimo le pause, dà l'impressione di un parlante ansioso o
arrabbiato.
Lo ricordiamo: ogni
genere musicale, ogni contesto attoriale o condizione professionale nonché ogni
periodo storico prevedono criteri estetico-stilistici diversi. In questi casi,
l'estetica asserve il comportamento vocale. Con questo post abbiamo tentato di
capire se esistano dei canoni di bellezza universali atemporali e ci siamo
chiesti se sia possibile ideare un piano di sviluppo vocale all'interno del
quale la funzionalità corporea (per dirla con un termine della Rohmert) possa
asservire l'estetica o coincidere con essa: una prospettiva nuova, ardua ma
certamente allettante. Buona ricerca!
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