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sabato 19 marzo 2016

Disturbi del comportamento.... vocale?


Non sarà che la sovraesposizione a modelli estetici illusori affligga anche i cantanti? E' ora di un reality-check.




Il 15 marzo scorso si è celebrata la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata allo sviluppo dell'impegno e all'acquisizione di maggiore consapevolezza nell'ambito della lotta ai disturbi del comportamento alimentare. La campagna di sensibilizzazione sui social, sotto l'egida dello slogan/hashtag #coloriamocidililla, ha posto in primo piano la tragedia di quella che è una complessa patologia di pertinenza psichiatrica, psicoterapeutica e non solo, caratterizzata da un'eziologia multifattoriale e dinamica, che porta chi ne è affetto a vivere con l'ossessione del cibo, del peso e dell'immagine corporea. I vari specialisti che si occupano della diagnosi e del trattamento degli svariati DCA contemplati in letteratura additeranno diverse concause eziopatogeniche specifiche, a seconda della personale formazione specialistica, del background culturale e professionale, dell'esperienza, dell'eventuale orientamento (psico)terapeutico. Tale atto diagnostico non è certo di competenza di chi scrive, né probabilmente di alcun interesse per chi legge.. ma la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla può - e deve - stimolare una riflessione sui modelli di bellezza corporea propinati dall'attuale società e cultura, sollevando contemporaneamente dibattiti in merito alla loro natura, bontà, onestà e potenzialità nocive (specie per chi non ha un Io e un'immagine di sé pienamente strutturati, come nel caso della popolazione in età adolescenziale). Quali conseguenze può avere sull'autostima di una ragazzina un modello di bellezza femminile basato sulla magrezza cui fanno da contrafforte curve abbondanti in alcune zone ben precise, sulla perfezione dell'epidermide, sull'assenza di antiestetiche rughe e linee..? Quali ripercussioni avrà su un giovane uomo il misurarsi con un modello di fisicità maschile che presenta un rapporto alquanto anomalo tra massa muscolare e massa grassa, tronco a "V", definizione dei tratti esasperata, chioma folta e denti bianchissimi..? Tali caratteristiche fenotipiche sono acquisibili naturalmente e in maniera sana? Sono obiettivi che vale la pena conseguire, seppur con fatica? Sono traguardi raggiungibili o sono appannaggio di pochi individui superdotati? Sono "reali" o sono manipolazioni tecnologiche frutto di sapienti mani sulla tastiera di un computer che supporta un "miracoloso" photoshop o simili software di fotoritocco?


Cosa c'entra tutto questo con la didattica vocale? Ebbene, in base alla mia esperienza, posso affermare che il "photoshop" in ambito canoro è talmente diffuso che - generalmente parlando - i modelli vocali in ambito "moderno" che siano naturalmente perseguibili sono ben pochi. 

Innanzitutto, ça va sans dire che, almeno in linea generale, l'imitazione vocale e timbrica non è mai una buona idea; imporre ad uno strumento di produrre i suoni di un altro è, infatti, quasi sempre controproducente dal punto di vista fisiologico nonché artistico-professionale. 

Ciononostante, la maggior parte dell'apprendimento avviene inevitabilmente per imitazione, a prescindere dalla consapevolezza o meno di tale processo, ragion per cui il didatta dovrebbe istruire il discente in merito alla bontà dei modelli di riferimento, piuttosto che limitarsi all'ammonimento di evitare l'emulazione che, comunque, non verrebbe in tutta probabilità rispettato.

Dando per acquisita la capacità di comprendere che non tutte le voci sono uguali ed hanno quindi estensioni, tessiture, timbri ed agilità diverse, vediamo alcuni punti da tenere in seria considerazione quando si ascoltano brani cantati da altri artisti.

-Intonazione: lo strumento voce è uno strumento umano e, in quanto tale, imperfetto. Lo studio dell'intonazione è  ovviamente fondamentale, e ogni metodologia di addestramento vocale nel canto degna di tale nome deve prevedere degli esercizi per l'"accordatura" dello strumento nelle varie frequenze, puntando ad un elevato livello di precisione neuromuscolare e ad un'educazione e un affinamento raffinati dell'orecchio. Ciò detto, però, è importante capire che anche un minimo lavoro di post-editing su una traccia cantata è in grado di portare ogni nota prodotta dal cantante ad un grado di precisione impossibile da raggiungere in un live. L'abitudine ad ascoltare tracce realizzate ed "editate" in studio di registrazione, o registrazioni (audio e video) sottoposte a operazioni di post-editing oramai considerate di routine, porta gli orecchi "ineducati" a catalogare come "poco intonate" delle performance realmente live che, in realtà, sono molto buone. Si badi bene: ci sono chiaramente delle esibizioni live palesemente "stonacchiate" che denotano un'innegabile  incompetenza tecnica; accanto a queste, esistono tuttavia delle ottime prestazioni che tendono ad essere impropriamente classificate come inferiori da chi le confronta con la "pulizia" delle versioni realizzate in studio o sottoposte a editing con i software del sound engineering.



-Timbrica: l"'ingegnere del suono" che abbia dimestichezza con i software di equalizzazione e, soprattutto, con i compressori vocali, è un player imprescindibile all'interno della catena di montaggio che dà origine al sound "commerciale". Una voce radiofonicamente efficace è, molto spesso, una voce sapientemente trattata con i suddetti "ritocchini". E' letteralmente incredibile quanto possa differire la stessa favella quando è "scoperta", ovvero impegnata nell'atto di cantare/parlare senza amplificazione o effettistica, rispetto a quando viene registrata in studio e "corretta" con appositi programmi di sound processing. Una voce così lavorata suona immediatamente più professionale a prescindere dalle qualità timbriche del cantante/speaker.. per analogia, possiamo dire che è come confrontare un volantino stampato con la stampante di casa e lo stesso pamphlet ripulito e stampato su carta patinata ad opera di una copisteria professionale.


-Note acute: alcuni cantanti (specialmente donne, in modo particolare le cosiddette "dive" della canzone) hanno conquistato la notorietà anche (o in primis) grazie alla loro capacità di produrre acuti da capogiro, note ad altezze stratosferiche magari a volume elevato (o, come direbbero alcuni insegnanti, "a voce piena") e dalla durata considerevole. In studio di registrazione risulta molto più "facile" produrre (in senso proprio ma soprattutto nel senso lato...) frequenze acute ad intensità notevoli che si protraggono in svariate battute per una serie di motivi. Innanzitutto, la tecnologia di editing permette di stabilizzare il suono in caso di tremolii o vibrato eccessivamente ampio, di aggiustare l'intonazione laddove il cantante risultasse calante o semplicemente stonato, di allungare la nota in questione praticamente ad libitum, di regolare l'intensità, di correggere l'attacco e la chiusura della nota, di smorzare l'intensità di componenti armoniche laddove queste risultassero fastidiose, di aggiungere eco e riverbero che contribuiscono a creare quell'effetto "volume", ... In secondo luogo, la nota acuta può essere isolata dal resto del brano e cantata singolarmente, e ciò non è cosa da poco: è molto più difficile, infatti, cantare una nota acuta dopo aver eseguito quasi un brano intero, il che ha ripercussioni sui livelli di energia disponibile, sulla respirazione.. Terzo: ovviamente, in studio si possono realizzare vari "take", ovvero si registra la stessa nota (o lo stesso passaggio) varie volte, per poi scegliere il migliore (che sarà comunque trattato).


A questo punto risulta quasi un'ovvietà suggerire all'allievo di cercare sempre delle versioni live dei brani che gli interessa eventualmente emulare o comunque studiare. L'assunto di base è che in fase di live non si possa "imbrogliare" utilizzando i "trucchetti" di cui sopra. Ma il quesito da porsi, ora, è: "E' veramente live?" E, prima ancora: "Che cosa si intende per "live"?". 

Lungi dall'essere un sofismo, quest'ultimo interrogativo merita di essere chiarito ulteriormente.
In TV vengono spesso mandati in onda dei programmi in cui alcuni artisti - più frequentemente molto celebri - si esibiscono "dal vivo". Certo, può darsi che non stiano utilizzando il playback e cantano quindi "live"... ma, a volte, quello che succede è che le loro "performance" vengono registrate precedentemente alla "diretta", mettendoli nelle condizioni di cantare senza l'ansia legata alla consapevolezza di essere guardati contemporaneamente da migliaia/milioni di spettatori, nonché con la relativa tranquillità legata alla possibilità di eseguire eventualmente il loro brano una seconda (e terza) volta nel caso qualcosa dovesse andare storto. Quando poi la trasmissione viene mandata in onda (questa sì in "diretta"), al momento dell'entrata in scena dell'artista in questione il conduttore farà la presentazione e, a quel punto, verrà inserito il "video" della performance. Resta comunque una performance live, ma "in differita".



Si obietterà dunque che la soluzione sta nell'andare a vedere i concerti. Quelli sono "sicuramente live". Ma.. ne siamo certi? E' oramai risaputo che i cantanti di una certa fama utilizzano le pre-recorded vocal tracks, ovvero dei passaggi tecnicamente difficili (di solito si tratta degli acuti o delle dinamiche in forte) che vengono preregistrati e inseriti al punto giusto all'interno della performance live. In altre parole, il cantante esegue effettivamente in tempo reale l'intero brano, ma al momento di produrre quelle "money notes" acute e forti che tutti stanno aspettando con trepidazione, il fonico fa partire la traccia pre-registrata sulla quale l'esecutore canta "in playback". Sia ben chiaro: il ricorso a questi espedienti è, a mio parere, assolutamente comprensibile, in quanto la voce umana è estremamente dipendente dallo stato di salute, fitness e riposo generale del soggetto, e non è possibile per nessuno essere sempre al massimo della forma e produrre acuti stratosferici forti, lunghi e impeccabili per tre ore di fila, sette giorni su sette, per anni ed anni. Soprattutto se in ballo ci sono grosse cifre di denaro, nonché la credibilità e il successo di un artista di spessore internazionale, su cui grava il peso di una tale responsabilità. Questi artisti sono a volte perfettamente in grado di eseguire tali passaggi difficili, e il ricorso alle pre-recorded tracks è una procedura "di sicurezza". Altri cantanti, invece, non sarebbero assolutamente in grado di riprodurre dal vivo quanto "sfoggiano" artificialmente nei loro cd, vuoi per mancanza di competenza tecnica o addirittura perché la loro vocalità è essenzialmente un prodotto della tecnologia e ha ben poco a che fare con le loro reali caratteristiche fonatorie e timbriche. Anche per questo motivo, bisogna stare attenti a valutare se un "live" è veramente tale e se lo è in toto. 

      



Se un allievo o aspirante cantante non è cosciente di questi (e molti altri) "aiutini" da cui possono trarre vantaggio i cantanti affermati, rischia di sviluppare una sorta di complesso d'inferiorità sovrapponibile a quello che un(a) giovane può sperimentare di fronte alle immagini photoshoppate di modelli e modelle dai look sovrumani. E resto del parere che il docente serio debba proteggere lo studente sia da false illusioni che da inutili, ingiuste ed ingiustificate crisi di autostima.