Regola
fondamentale della lettura critica: controllare sempre le fonti. Questo esordio
è doveroso per almeno tre motivi:
3. Chi scrive è
un didatta che trae ispirazione da vari approcci alla vocalità e ne cerca
sempre di nuovi. Tuttavia, non è certo un segreto che sia un docente
certificato Estill Voice Training System, e ciò significa - secondo il principio
per cui ogni testo non è mai al 100% oggettivo - che chi legge troverà senza
dubbio un bias positivo nei confronti dell'approccio pedagogico in questione. A
tal proposito, è anche mia premura mettere in risalto che quanto espresso nel
presente post (per quanto di veridicità appurata) è espressione dell'autore,
non pronunciamento ufficiale di Estill Voice International, che è titolare dei
diritti dell'EVTS.
Dopo la doverosa
premessa, veniamo alla dichiarazione d'intenti, già anticipata nel sottotitolo.
Mi propongo in questa sede di riportare alcune delle critiche o accuse rivolte
al "Voicecraft", oppure alcune descrizioni fuorvianti dello stesso,
cercando di individuarne le fallace, le scorrettezze e le imprecisioni. Sia ben
chiaro che non è mia intenzione negare la validità delle critiche, in quanto
ognuno è libero di prendere posizione di fronte a qualsiasi cosa, bensì di
correggere le "dispercezioni" e le disinformazioni che talora
traspaiono dalla formulazione delle suddette considerazioni. Consapevole di non
poter essere esaustivo, mi auguro che la natura interattiva dello strumento
blog possa portare ad un eventuale dibattito in riferimento ad altre questioni
qui tralasciate.
Iniziamo quindi
il lavoro. Troverete di seguito un'enumerazione di malintesi o falsità,
formulati come titoli di ogni paragrafo e seguiti da una breve rettifica o
spiegazione degli errori contenuti negli stessi.
1. "Voicecraft"
E' vero che - in
passato - si chiamava "Voicecraft". E' altresì doveroso riconoscere
che, in alcune parti del mondo, si parla ancora di "Voicecraft". Il
termine corretto è però "Estill Voice Training System". Mi si dirà a
questo punto che si tratta di un'irrilevante distinzione semantica. In realtà
non è così. Quando parliamo di EVTS, parliamo in effetti di un percorso
formativo tripartito in CRAFT (da cui deriva "Voicecraft"), ARTISTRY
e METAPHYSICS. Certamente, quando si frequentano i corsi ufficiali EVTS (Level
1, Level 2) ci si concentra sulla parte denominata "Craft" (la "competenza
tecnica", la conoscenza delle possibilità fisiologiche dello strumento e
dei relativi output acustici e percettivi), ma all'interno della rosa di
insegnanti certificati ci sono anche cantanti e artisti di diversi ambiti
(cantanti, attori, public speaker) che esplorano analogamente l'universo
dell'ARTISTRY (insegnando uno stile, un genere, un'estetica..) e della
METAPHYSICS (la "magia" dell'esecuzione, la psicologia della
performance). I CCI (certified course instructors) offrono altresì corsi
avanzati in cui si parla di queste ulteriori dimensioni che trascendono il puro
"CRAFT". Jo Estill non negava l'importanza di questi due ambiti, ma
non perdeva occasione per mettere in risalto che la fattibilità di un'idea
estetica e interpretativa è subordinata ad una competenza raffinata nell'uso
(muscolare) del corpo e dello "strumento voce". Per quanto mi
riguarda, le lezioni one-on-one non seguono quasi mai il format dei corsi EVTS
(Level 1, Level 2), non si insegna una "figura" dietro l'altra (se
l'allievo non lo richiede espressamente) bensì si ricorre alle conoscenze
acquisite tramite il modello EVTS in maniera sempre personalizzata e mirata al
conseguimento degli obiettivi specifici del cliente o alunno. Ecco quindi che
il termine "Voicecraft", seppur entrato nel linguaggio comune
italiano, mi appare un po' riduttivo e come potenziale fonte di equivoci.
2. E' una tecnica/un metodo vocale
Personalmente,
non ho grossi problemi con la definizione dell'EVTS come "tecnica",
ma la parola stessa è polisemica, ragion per cui potrebbe far sorgere problemi
di interpretazione. La domanda "Cos'è la tecnica?", seguita da
"Cos'è una buona tecnica?" ha guidato e continua tuttora a guidare la
mia personale ricerca vocale e didattica, ma basta confrontarsi con i colleghi
per capire che esistono fondamentalmente due scuole di pensiero:
A)Chi dice che la
"tecnica" è una soltanto, ed opera un distinguo tra
"tecnica" e "emissione"
B)Chi dice che ci
sono varie "tecniche" che corrispondono alle diverse modalità di
emissione.
Al contrario di
quanto discusso nel punto 1, credo che qui si tratti realmente di una mera
questione linguistica legata al significato attribuito al lessema. Se con
"tecnica" intendiamo "controllo di uno strumento", allora
l'EVTS può essere accostato a tale definizione, almeno per quanto riguarda il
"CRAFT". Se con "tecnica" facciamo riferimento ad un modo
specifico di usare lo strumento (penso, per analogia, al mondo della pittura,
dove si parla di "tecnica dell'acquarello", "tecnica
dell'acrilico", "tecnica del pastello", etc.), è possibile che
ci rifacciamo ad uno stampo prescrittivo (ovvero ad istruzioni del tipo
"si fa così e non così"), inserendo il vocabolo nell'insieme
sinonimico di cui fanno parte anche "metodo" e "scuola". In
questo secondo caso possiamo affermare con certezza che l'EVTS non è certo una
tecnica e tanto meno un metodo. Credo che la denominazione più corretta per
definire l'EVTS sia "sistema di addestramento vocale" (ulteriore
ragione per preferire la dicitura "Estill Voice Training System")
oppure "Modello di funzionamento vocale", ponendo l'accento sul
carattere descrittivo (e non prescrittivo) dell'approccio didattico, il quale
si propone di insegnare che cosa si può fare (senza farsi male), di contro a
ciò che si "deve", in quanto il "si deve" si ricollega a
pregiudizi estetico-stilistici che sono soggettivi, spesso cronologicamente
circoscritti (cambiano con il tempo, sia quello dello sviluppo del cantante che
quello dello sviluppo della società) e non certo applicabili ad ogni ambito
artistico.
3. Non è scientifico/è pseudoscientifico/è "veteroscientifico"
Studiare
scientificamente la voce umana è un compito estremamente arduo per varie
ragioni, prima fra tutte l'estrema variabilità del campo. La non ripetitività
delle esperienze (nessun essere umano è in grado di ripetere la stessa frase,
parlata o cantata, in maniera assolutamente identica per due volte di fila), la
relativa invasività degli strumenti diagnostici (l'elettromiografia e la
contemporanea endoscopia transnasale prolungata non sono facilmente tollerate
da tutti i soggetti) e altri fattori rendono indubbiamente difficile la vita
dello scienziato della voce. Difficile ma non impossibile, se si fanno le
scelte giuste. Jo Estill, assieme ad altri collaboratori (fra cui scienziati,
ORL, foniatri e personalità di grande spessore del panorama scientifico) ha
operato delle scelte all'interno del metodo scientifico che le hanno permesso
di formulare ipotesi, condurre esperimenti metodologicamente ineccepibili
(usando double-blind, gruppi sperimentali e gruppi di controllo), valutare e
rivalutare i risultati ottenuti in maniera critica e con la massima acribia,
garantire validità statistica dei paper realizzati, pubblicare quanto appreso
in riviste specializzate vagliate dalla peer-review, presentare le ricerche
effettuate in simposi e convegni specialistici su invito dei luminari del
settore. Una lista delle pubblicazioni è disponibile sul sito http://www.estillvoice.com/pages/research,
molti degli studi possono essere facilmente reperiti su amazon.com o tramite
portali specifici quali pubmed. La scienza è questo: ipotesi, verifica,
raccolta dati numerici, confronto con i colleghi specialisti, peer-review ed
eventuale successiva rimessa in discussione dei risultati. Sarò sincero: è
estremamente noioso stare a leggere numeri e dati, a studiare grafici e, alla
fine del paper, leggere che "sono necessari ulteriori studi per confermare
l'ipotesi". Ma questa è la vera scienza. Molto più divertente e rilassante
è leggere un libro il cui contenuto sia scorrevole e piacevole, che tratti di
arte con un linguaggio suggestivo e non contempli tutti quei nomi di
muscolature e altre astruse componenti anatomiche. Chiunque può scrivere un
libro sulla voce (anche chi ne sa poco o nulla), e chiunque può dire ciò che
vuole all'interno del proprio libro (o all'interno del proprio blog, devo
ammetterlo!), in quanto non si è sottoposti al fondamentale procedimento di
peer-review che impone invece la pubblicazione di carattere scientifico. Jo
Estill ha raccolto i dati delle sue ricerche, organizzandoli in un modello
d'addestramento specifico per utenti della voce che fosse accurato dal punto di
vista scientifico e che scindesse chiaramente la fisiologia dall'estetica,
sfidando (oserei dire) l'intera tradizione culturale didattica canora che era
(e forse lo è tuttora) di tipo coscientemente o incoscientemente prescrittivo.
Il modello EVTS, inoltre, è in continua evoluzione, adattandosi e
rimodellandosi in riferimento ai progressi della ricerca (basta osservare
quanto sia cambiato dagli anni 90 ad oggi). L'accusa di ascientificità mi
appare dunque totalmente infondata in riferimento al lavoro della Estill e dei
suoi successori.
4. Non serve
conoscere l'anatomia per cantare
Non sono
d'accordo con questa formulazione verbale della tesi. Sono semmai d'accordo con
l'affermazione che "troppa anatomia non serve al cantante".
Bisognerebbe quindi dibattere su cosa significhi "troppa". E
soprattutto sulle caratteristiche del destinatario. Innanzitutto, l'allievo che
si accosta per la prima volta ad un corso EVTS (Livello 1 oppure un ciclo di
lezioni individuali) non è assolutamente bombardato di nomenclature anatomo-fisiologiche.
Personalmente, sono molto attento a contenere la mia parte più nerd e cerco di
dare poche informazioni anatomiche, solo quelle essenziali, badando di adattare
lo stile comunicativo (e il contenuto tecnico) allo stile d'apprendimento e al
carattere dell'allievo in questione. C'è sempre chi vuol saperne di più (e ci
sono sempre medici, logopedisti e fisioterapisti che vengono a lezione, così
come tecnici del suono e fonici con cui si rende necessario l'utilizzo di una
terminologia più precisa nell'ambito dell'acustica); con questi si può
"osare"ma, generalmente, ci si limita a nominare quelle componenti
anatomiche che si possono percepire e "gestire". Il termine
scientifico non è mai fine a se stesso, ma è sempre correlato alla percezione
concreta della struttura.
Qui devo però enfatizzare un altro aspetto, che il
linguista potrà collegare alla famosa Sapir-Whorf hypothesis (Relatività
Linguistica), almeno in alcune delle sue versioni: il possedere un concetto (un
termine) plasma in maniera significativa la nostra percezione del mondo. Per
chiarire, userò prima un esempio cromatico e poi un esempio vocale/anatomico.
A)La percezione
dei colori è una reazione tipicamente umana a fenomeni legati all'incontro di
uno spettro frequenziale di natura fisica (lunghezze d'onda) con le
caratteristiche tipiche della retina dell'occhio e la successiva conversione
dei dati in impulsi nervosi interpretati da un centro cerebrale apposito. La
mia ignoranza lessicale in ambito cromatico mi fa percepire il colore rosso e le
sue svariate sfumature come sempre e solo "rosso". Per un pittore
(dotato di maggior competenza anche terminologica), è invece normale distinguere
tra carminio, cremisi, vermiglio, rosso cardinale, rosso fragola, rosso
mattone, scarlatto, rosso fuoco, rosso veneziano, rosso bordeaux, amaranto etc.
Se non abbiamo una terminologia relativa, potremmo non percepire il concetto.
La distinzione tra azzurro e blu non sussiste per gli anglosassoni (quando un
azzurro diventa blu e viceversa?).
B)Per quanto
riguarda l'anatomia, userò un esempio che non fa parte degli esercizi EVTS (che
non propone un tale livello di complessità a un neofita che si accosta per la
prima volta al sistema), ma che - credo - rende bene l'idea. Esistono delle
catene muscolari complesse che contribuiscono all'innalzamento del velo
palatino, ma essenzialmente i diretti esecutori sono due muscoli distinti che
si chiamano, rispettivamente, "Levator veli palatini" e "Tensor
veli palatini". Personalmente, vedere delle foto o delle rappresentazioni
di tali muscolature, in unione alla loro attività, mi fa capire che
l'innalzamento del palato molle può avvenire in (almeno) due modalità
estremamente diverse: la prima, per così dire, "a tenda da campeggio"
(questo non è anatomicamente esatto, ma mi si passi l'immagine per mancanza di
migliori idee al momento della stesura di tale post), la seconda "a
tendone da circo". Il risultato acustico in concomitanza con la fonazione
è diverso. Semplicemente sapere che esistono questi due muscoli mi ha suggerito
che esistono diverse possibilità di innalzamento. Me ne sarei accorto se non
avessi avuto una terminologia di riferimento e se non avessi visto
l'immagine/la raffigurazione della funzionalità in questione? Forse sì, ma
certamente l'essere in possesso del giusto
vocabolario ha consolidato la percezione dell'esperienza.
No quindi
all'eccesso di informazioni anatomiche se queste sono fini a se stesse, ma è
importante capire bene che il linguaggio (preciso) è una parte fondamentale
della cognizione, non una conseguenza di essa. [Rimando gli interessati a studi
di psicologia cognitiva e semantica].
5. Si cantava
bene anche prima dell'invenzione dell'endoscopio/non serve la scienza per
cantare bene
I "cigni del
canto", i "talenti naturali" sono sempre esistiti ed esisteranno
sempre. Jo Estill aveva una missione "spirituale": insegnare a tutti
a cantare, non solo a quelli che - per fortunati intrecci del destino e della
cultura - già lo sapevano fare. Il suo mantra, ed uno degli "slogan"
dell'EVTS, è "Everyone has a beautiful voice". Le ricerche di Jo e
dei suoi collaboratori hanno gettato luce (letteralmente e metaforicamente) su
quanto questi "cigni" facessero a livello subcosciente, e soprattutto
ha tradotto tali scoperte in efficaci e semplici (non astruse, semplici!)
indicazioni didattiche utili ad addestrare una voce. Ciò ha portato ad un
drastico cambio paradigmatico nella didattica vocale, dando vita ad una
modalità pedagogica che, fra l'altro, non si pone in contrasto con altri
approcci, bensì li completa, puntando alla cooperazione.
Si giocava bene a
calcio anche prima della nascita della medicina dello sport e dello sviluppo di
team di supporto all'atleta (fisioterapista, massofisioterapista,
nutrizionista, coach, preparatore atletico, psicologo, mental coach,...). I
risultati che si ottengono ora in senso prestazionale, tuttavia, non sono
paragonabili a quelli registrati (e richiesti) trent'anni fa. Capisco che non
bisogna cadere nella trappola della troppa teoria fine a se stessa (e, per
dovere d'onestà, debbo dire che alcuni docenti peccano di eccessivo nozionismo,
forse più per inesperienza che per intento), ma non capisco perché si
dovrebbero ignorare tutte le scoperte che la scienza ci ha permesso di fare
negli ultimi anni, se queste possono portare ad un miglioramento delle
prestazioni o ad una prevenzione degli infortuni. Molti dei grandi trattatisti
del passato sono stati "scientifici", in riferimento alle (poche)
possibilità di indagine bio-tecnologica di cui disponevano.
Una cosa che la
scienza non fa (perché esula dal suo ambito d'indagine) è insegnare come si
dovrebbe cantare, nel senso di ottemperanza a criteri stilistici-culturali. Come
esplicato al punto 1, l'insegnante EVTS che sia cantante (come nel caso di chi
scrive) può/deve insegnare uno stile ("ARTISTRY"), se ne è in grado,
ma non deve imporlo come "l'unica modalità corretta di canto". E, a
volte, molti insegnanti confondono la fisiologia con uno stile. A titolo esemplificativo:
non esiste una regola "fisiologica" per cui si debba sempre cantare
con "legato" e tutti gli attacchi delle note debbano essere "sul
fiato" (espressione un po' imprecisa, fra l'altro..), così come non c'è
alcuna ragione "biologica" per cui i maschi possano portare la cravatta
e le femmine no.
6. Non insegna la
base di tutto, che è la respirazione
Pregiudizio duro
a morire, ma è facilmente comprensibile da dove sia scaturito. Jo Estill era
una studiosa molto "visiva", amava le immagini a didascalia dei concetti
e, soprattutto, adorava i grafici. Chi ha avuto l'occasione di lavorare con lei
sa che uno dei primi lucidi (non c'erano ancora le slides..) che comparivano
sulla parete (non c'erano le smart boards..) nel corso del seminario di livello
base era quello inerente la "Pressure Relaxation Curve". Si tratta di
una rappresentazione su assi cartesiani della capacità vitale e del
comportamento della muscolatura respiratoria. Jo era solita descrivere
dettagliatamente e fisiologicamente il meccanismo della respirazione - a
riposo, nel parlato e nel cantato - dopodiché procedeva con la descrizione dei
vari metodi di respirazione propugnati dalla didattica dal Seicento fino ai
nostri giorni. Spesso concludeva dicendo: "That's all I know about
breathing". A volte sentenziava: "I know nothing about
breathing". E credo che
qualcuno l'abbia presa alla lettera. Ciò che voleva dire, invece, è che non era
stata fatta sufficiente ricerca in merito alla relazione tra comportamento
laringeo e flusso aereo sottoglottico. Lei stessa eseguì in seguito una ricerca
a proposito (sul flusso aereo nelle qualità "falsetto" e
"sob"), ed altri studiosi (ad es. Hixon, Mead e Goldman) si cimentarono
in studi ad hoc. Già nei primi anni del "Voicecraft", la respirazione
era legata all'inizio del suono (una "figura obbligatoria", ovvero un
esercizio del "Level 1"), focalizzando appunto l'attenzione sul
rapporto tra aria e comportamento adduttorio delle pliche vocali, nonché alla
figura dell'ancoraggio, che ha a che fare con la gestione del flusso
espiratorio. Jo Estill, postulando un'innegabile dinamicità dell'apparato
respiratorio, soleva dire: "Let the breath adjust to what it meets on the
way out", mettendo in evidenza che il comportamento laringeo e del
"filtro" (ovvero del tratto vocale) avevano un effetto retroagente
sul fiato in arrivo dai polmoni. Ecco allora che si prestava moltissima
attenzione alla respirazione, vedendola però sempre in relazione alla fonazione,
osservandola cioè da un punto di vista diverso rispetto a quello della
didattica più comune.
Successivamente, è stato ampliato di molto l'argomento
"respirazione" all'interno del "Level 1" e
dell'insegnamento EVTS in generale, tanto che chi è in possesso dei workbooks
di riferimento può notare che un intero capitolo è dedicato all'argomento e,
soprattutto, che si parla di respirazione in riferimento ad ogni "figura
obbligatoria" trattata, nonché ad ogni "qualità vocale"
affrontata. Nella mia personale pratica pedagogica la respirazione è sempre
monitorata, ma non mi capita mai di far sdraiare a terra l'allievo con un libro
sulla pancia o varianti simili dell'"esercizio". Non escludo che
possa capitare (ad esempio se un cantante è particolarmente teso potrebbe
essere una buona soluzione), ma nonostante non abbia mai proposto tali pratiche,
nessuno dei miei allievi direbbe mai che non trattiamo la respirazione. Ne
parliamo, e tanto, ma in modo un po' diverso. E lo stesso dicasi per l'EVTS.
7. Qualsiasi
metodo che insegna il controllo indipendente di parti specifiche dell'organo
vocale è dannoso ed inutile per il canto
Ci sono diverse
obiezioni che potrei esplicitare in merito a quest'affermazione, fra cui le già
citate differenze tra corso collettivo e lezione individuale, oppure sulla vera
articolazione del percorso di studi Estill che, dopo il Level 1 (in cui si affrontano
le "Figure Obbligatorie", ovvero il controllo indipendente di alcune
strutture anatomiche coinvolte nella produzione vocale) prevede un Level 2, in
cui le "Figure" vengono combinate in modo da formare Qualità Vocali
semplici (Level 2) ed eventualmente complesse (Livelli Avanzati/Specialistici).
Mi limiterò tuttavia ad una considerazione di carattere psicologico, senza
addentrarmi troppo in dettagli tecnici. Il canto o, per essere più precisi, la
produzione di una determinata qualità vocale su un range frequenziale e
dinamico diversificato, è un compito complesso. Un compito complesso,
specialmente in età adulta, richiede apprendimento. L'apprendimento è reso più
agibile se frammentato in step. L'obiettivo finale resta la creazione di una
qualità vocale, ma per semplificare il task isoliamo le varie componenti e ci
concentriamo su ognuna di esse singolarmente fino all'acquisizione di una
competenza di alto livello nel controllo della stessa ("chunking").
Passo dopo passo (o, per dirla con una metafora culinaria, come fece già la
Estill a suo tempo, "ingrediente dopo ingrediente"), è possibile
quindi "proceduralizzare" (ovvero rendere automatica per il corpo) la
produzione di diversi colori (timbri) vocali che possono, successivamente,
essere a loro volta miscelati tra loro. Il controllo delle diverse
"Figure" deve essere indipendente per mettere in grado l'allievo di
combinarle successivamente in modalità distinte. Quando cantiamo, stiamo
controllando una serie consistente di fattori:
-La melodia
-La qualità
vocale
-Il ritmo
-La lingua, cioè
le parole (spesso una lingua per noi straniera)
-La presenza sul
palco (...)
Le variabili sono
numerose ed il processo di apprendimentodiviene così alquanto arduo, ragion per
cui, riprendendo un'allora famosa frase di una pubblicità americana, Jo era
solita dire: "Stop the insanity!". E' molto più semplice focalizzarsi
su un unico elemento per volta (le "Figure"). Il controllo
indipendente non può essere dannoso dal punto di vista fisiologico, in quanto
tutti gli esercizi che vengono proposti si basano su movimenti che il corpo fa
già naturalmente. Non si tratta quindi di manipolare lo strumento forzandolo ad
assumere posizioni preternaturali, ma di acquisire una coscienza ed una
propriocezione motoria che la maggior parte delle persone non ha.
8. E' un metodo
che costringe il canto in una gabbia di posizioni fisse e porta a rigidità/E'
troppo "muscolare"
Credo che tale
diceria sia frutto di informazioni carenti o tutt'al più di apprendimenti deficitarii
e frettolosi. La prima "Figura propedeutica" che si insegna in EVTS è
quella legata al "Lavoro muscolare". Mi sembra di ribadire l'ovvio
quando sottolineo che la voce funziona perché dei muscoli si attivano. Su
questo non possiamo discutere. Possiamo parlare della qualità dell'attivazione,
ovvero sulla modalità di contrazione, sui tempi della stessa, sulla quantità e
sulla localizzazione, nonché sulla percezione di questa "energia". Ed
è esattamente ciò che si fa in EVTS. Impariamo a percepire la differenza tra
rilassamento, lavoro e tensione accessoria. Apprendiamo a produrre un
"lavoro" che non porti ad irrigidimento e a rilassare (per quanto
possibile) quelle parti del corpo di cui non abbiamo bisogno o che
interferiscono con una buona capacità fonatoria. Sottolineiamo che il tipo di
lavoro necessario cambia in diversi punti dell'estensione, in diversi momenti
del ciclo respiratorio, in diverse qualità vocali, etc. Notiamo che alcuni
movimenti sono più "difficili" di altri perché non fanno parte del
nostro corredo motorio abituale, ma che - con il tempo e la pratica costante -
diventano molto più facili e "scorrevoli". Ci abituiamo quindi alla
dinamicità dell'attivazione energetica, che è il contrario della fissità.
"Indipendenza" di movimento non vuol dire necessariamente
"fissità" o "fissazione"; al contrario, viene sempre
portata l'attenzione sulla reazione ad uno specifico movimento delle altri
componenti, prima fra tutte quella respiratoria.
9. Nessuna delle
qualità vocali che si insegnano è utile al canto/L'Opera non è "opera"
Nel corso
collettivo Level 2, i vari "ingredienti" (Figure) appresi nel Level 1
vengono combinati in diverse maniere per formare 6 Qualità Vocali: 4 semplici
(Speech, Falsetto, Sob, Twang) e 2 composte (Opera, Belting). Siamo ancora
all'interno del primo dei tre ambiti in cui l'EVTS divide lo studio della voce
(CRAFT; cfr. punto 1), per cui non ci interessa l'estetica, ma il controllo. Ed
è appunto come esercizi di controllo che Jo Estill intendeva le qualità vocali
suddette. La domanda (e la "sfida") è a questo punto: riesco a controllare
le varie strutture per produrre quella specifica qualità vocale con quelle
determinate caratteristiche acustiche e percettive? Riesco a controllare le
condizioni di produzione in tutta l'estensione? (Ri)conosco i limiti
intrinseci, le qualità, le potenzialità e l'applicabilità di ogni timbro che
sto imparando a produrre? So come affrontare gli eventuali problemi che
potrebbero presentarsi nell'usare questi "colori"?
Non si tratta
quindi di insegnare delle qualità con finalità necessariamente prescrittive
("Devi cantare così"), anche perché alcune di queste (vedi lo Speech)
risultano esteticamente poco piacevoli in alcuni ambiti tonali. La validità
didattica sta nelle domande sovrariportate e nello sviluppo del controllo dei
"colori primari" su cui si baseranno le mie scelte nel cantato. Come
mettiamo in risalto quando insegniamo le "Qualità", raramente capita
di sentirle usate nella loro forma "pura" nella realtà (e spesso,
all'interno dello stesso brano, si passa da una qualità all'altra, specie
nell'ambito pop); quelle che sentiamo sono variazioni o
"permutazioni" delle stesse, ma sempre possiamo ricondurre le qualità
vocali reali che sentiamo tutti i giorni ad una "variazione di...".
Nella mia attività 1-to-1, non mi capita mai di dire cose del tipo: "Qui
devi cantare in speech". Spesso capita invece di dire: "Qui il
problema è che vorresti questo tipo di risultato, ma per ottenerlo devi
cambiare qualità o variare la "ricetta"". E tale abilità si
impara studiando le "Six voice Qualities" del Level 2 e poi, ancora
di più, nelle "Permutations" dei corsi avanzati (o studiando privatamente
con un insegnante, ovvio).
Quanto detto vale
anche per la Qualità "Opera" (che in passato era chiamata anche
"Ring"). Si tratta di un esercizio combinatorio che produce una
qualità che si udirà raramente nella sua forma pura nella vita reale. Per
inciso, si tratta di un colore vocale che si può sentire di più (in forme più o
meno variate) nel canto barocco, rispetto all'opera verdiana e post-verdiana. A
titolo puramente di curiosità, mi capita spesso di sentire - nei tenori
operistici di oggi - come venga fatto uso di una permutazione della qualità
"Belting" per gli acuti, più che una variazione della qualità
"Opera". Ho l'impressione che quanto affermato possa rappresentare
una vera e propria eresia per qualcuno..
10. Il canto è
libertà, non controllo, ossessione per la precisione, qualità vocali, sirene e
muscoli
Ritorniamo alla
tripartizione iniziale che è veramente l'ABC del metodo e forse la prima cosa
che viene detta nei corsi EVTS: CRAFT; ARTISTRY; METAPHYSICS. L'obiettivo è
arrivare alla parte "metafisica", alla "magia
dell'esecuzione", all'essere nel momento presente, liberi da qualsiasi
impedimento. Il pensare alla "tecnica" è uno di questi impedimenti,
ma allo stesso tempo non possiamo esimerci dallo studio tecnico. Il fatto è che
quando studiamo la "Craft", dobbiamo investire tutta la nostra
attenzione cosciente sull'obiettivo (il modello di riferimento, in psicologia,
si chiama "Focused Deliberate Practice") e, se lo studio è costante e
sufficiente, i modelli motori saranno proceduralizzati e passeranno sotto il
controllo di strutture cerebrali più profonde (come i gangli alla base), che ne
permetteranno l'esecuzione automatica, senza dover pensare a tutti i passaggi
della stessa. In altre parole, la "tecnica" va studiata,
metabolizzata e poi "dimenticata" (nel senso di "rimossa
dall'attenzione cosciente", la quale va rivolta alla performance,
all'interpretazione, alla "metaphysics" appunto). Si passerà quindi
da una competenza cosciente ad una competenza inconscia, che libererà risorse
attentive da dedicare ad altro (il messaggio).
La libertà è il risultato di una
competenza tecnica, puntare alla libertà prima di aver acquisito la
"craft" è come dire ad una ragazza che non ha mai ballato in vita sua
che per fare la spaccata in volo basta liberare la mente e rilassarsi.
Per ulteriori
informazioni sull'EVTS potete consultare la pagina ufficiale:
www.estillvoice.com. Nessun testo, articolo o post, tuttavia, può essere
paragonato allo studio con un insegnante certificato EVTS. Potete trovare una
lista qui: http://www.estillvoice.com/instructors/search
Per informazioni
sulla mia metodologia didattica (che, ripeto, non si basa soltanto sull'EVTS): http://www.dynamicalvoice.com/Dinamical.html
Per informazioni
sull'EVTS sul mio sito: http://www.dynamicalvoice.com/estill.html
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